Angoscia. Panico. Mi ha preso un attacco d’ansia.
Non so neppure se la notizia (che non esiste affatto, non l’ho letta da nessuna parte) sia fondata, se l’abbia immaginata io o cosa.
Nel pomeriggio mi è capitato di visitare uno di quei siti web che per sicurezza, o per dimenticanza, ho messo tra i Preferiti. Il sito in questione si occupa di letteratura. Letteratura e teoria della letteratura. La rivista online, che so esistere anche in cartaceo, è bimestrale. Non è in italiano.
È uscito il numero relativo a questo bimestre, maggio-giugno. La rivista si compone di sette parti, o rubriche, o vite, che dir si voglia. Due le più ampie. Nella prima di queste due, la terza delle sette, ci sono nove racconti. Il primo è di M.P., prezioso novelliere nonché critico della letteratura, gli altri otto sono di altrettanto conosciuti, chi più chi meno, scrittori. Il primo racconto è di M.P., mentre gli altri otto: su M.P.
Ne ho scelto uno e l’ho letto. Lo scrittore lo conoscevo e non mi ha deluso. Ho addirittura pensato che fosse una coincidenza, o quantomeno cosa interessante, che scrivesse su di un suo, forse l’ultimo, incontro con M.P. e che lo stesso M.P. avesse tra quei nove un racconto, il primo. Non aprii lo scritto di M.P. dopo aver letto l’altro. Decisi di leggere piuttosto quello di un terzo scrittore a me caro che figurava nella lista di quei nove nomi. Il suo racconto iniziava così:
M.P. ed io ci trovavamo in...
Non sono andato oltre. Sono tornato alla pagina precedente per vedere se fosse stata soltanto una casualità o se i miei sospetti fossero fondati. Aprii i restanti racconti uno ad uno.
Racconto due: M.P.
Torna alla pagina precedente.
Racconto tre: M.P.
Torna alla pagina precedente.
Racconto cinque: M.P.
Indietro.
Racconto sette: M.P.
Indietro.
Otto: M.P.
Indietro.
Nove: M.P.
Indietro.
Basta. Disconnetti.
Ho guardato la tastiera del computer ed ho cercato le lettere del suo nome. Ho aperto un foglio Word ed ho scritto il suo nome in caratteri cirillici.
Non so se sia poi vero oppure no, non so chi contattare per poter avere una conferma o (spero) una smentita. Mi sono già rassegnato alla sua scomparsa. Nonostante tutto lo rivedo lì davanti a me in quell’aula grigia della Facoltà, anch’essa grigia, di Filologia dell’Università di B. che mi chiede qualcosa da dietro i suoi baffi. Io non gli rispondo immediatamente, poi balbetto alcune parole con a mio modo di vedere un senso, la mia conoscenza di quella lingua non era la stessa di oggi. Lui mi guarda e mi chiede se sono sicuro di voler/poter partecipare al suo corso viste le mie scarse conoscenze linguistiche, appunto. Annuisco. Lui si gira e chiede qualcosa a qualcun’altro tornando verso la cattedra. Non ricordo cos’è che fece scaturire quella domanda nei miei confronti. Non mi presentai al suo seminario né il giorno seguente né in quelli che poi composero le restanti due settimane della borsa di studio. Cambiai corso.
Oggi ho letto quel che ho letto, ma il dubbio rimane. Se non dovesse essere come credo, se non dovesse non esserci più, oramai non conta molto perché oltre a quegli otto racconti, al di sotto di essi, riesco ad intravedere un piccolo spazio anche per quest’ultimo, il numero dieci, il mio tributo ad M.P., per sempre vivo.